Le parole Umberto Ruggerone Presidente Assologistica

Lei è da pochi mesi Presidente di Assologistica anche se da molti anni frequenta il mondo dei logistici e delle loro associazioni. Ci può quindi dire di che cos’ha bisogno la logistica italiana? Ha detto che dovrebbe fare quello che hanno fatto i vignaiuoli italiani con il vino. L’hanno trasformato da “vino all’etanolo” a un fenomeno d’eccellenza, sia nel prodotto che nell’immagine. C’hanno messo del tempo e molto impegno, ma ce l’hanno fatta. Sarà così anche per la logistica?

Io credo sia importante cogliere gli spunti, gli esempi. E’ fondamentale capire le esperienze – anche e soprattutto se maturate in altri contesti – per poi tradurle ove possibile nella nostra realtà. Il caso che ho citato è utile per dimostrare come un balzo in termini qualitativi, attraverso investimenti imponenti di filiera in tecnica, impianti, cultura, comunicazione abbia trasformato un mercato asfittico in una eccellenza internazionale. Più in generale mi sento di dire che tutti i settori che complessivamente hanno investito nella qualità hanno sempre ampliato le opportunità di business e non viceversa. Ecco perchè ritengo che la strada possa essere la medesima anche per la filiera logistica. Occorre ovviamente che le tante anime che compongono questo settore altamente eterogeneo individuino degli obiettivi comuni: è questa la vera sfida; complessa ma stimolante  

Le piace ripetere con insistenza che bisogna “pensare complesso”. E in effetti la logistica è “logos”, verbo, non ente, cosa. Parrebbe un approccio inattuale visto che si è costantemente in cerca della semplificazione, cadendo troppo spesso nella banalizzazione.  La “svolta” in atto – PNRR e altro – avrà un pensiero sufficientemente “profondo” per tenere insieme tutti gli aspetti che compongono la logistica?

Chiunque affronti con serietà un tema di realtà, sia esso politico, economico o sociale, sa di dover gestirne la complessità. La semplificazione è una strategia comunicativa e tale resta. Cogliere la sfida della complessità credo possa aiutarci a comprendere innanzitutto l’inadeguatezza dei modelli teorici e quindi delle contrapposizioni sistemiche. Il modello teorico esprime se stesso attraverso uno schema ovvero una mappa che è appunto una semplificazione, ma la mappa com’è noto non è il territorio. La realtà, i sistemi in cui viviamo non sono rappresentabili compiutamente attraverso le semplificazioni dei modelli, non viviamo all’interno di meccanismi binari ma siamo parte di organismi sociali. Muovere da questa consapevolezza e procedere di conseguenza credo sia imprescindibile oggi. Occorre che non ci si spaventi davanti a questa prospettiva altrimenti qualunque riforma, finanziamento, progetto si esaurirà nello spazio dei 140 caratteri di un tweet  

Green Logistics Expo è l’unica fiera italiana che vuole rappresentare la logistica nella sua unitarietà, il che significa in tutte le sue componenti e relazioni che ci sono tra loro. Un luogo fieristico che presenta in maniera unitaria un fenomeno complesso. In questo senso è senza dubbio una fiera innovativa. Non ritiene che un luogo di incontro di business e cultura tra la logistica e la propria committenza e utenza possa fornire un servizio avanzato e utile alla creazione e promozione di una nuova cultura e immagine della logistica?

In Italia scontiamo alcune carenze. La conoscenza della logistica, della sua pervasività nella vita di ciascuno, dei cittadini come delle imprese, la sua importanza come leva strategica, sono tutti aspetti su cui occorre recuperare e diffondere consapevolezza. Anche per questa ragione non abbiamo “campioni nazionali” e la conseguenza di ciò sta anche nella assenza di eventi importanti di valenza nazionale o internazionale per il settore. Credo ci sia da superare anche una concezione radicata dell’evento fieristico come vetrina di un singolo settore produttivo, concentrando quindi una proposta orizzontale di comparto. Una visione che temo sia un po’ sorpassata proprio dalla evoluzione dei modelli industriali.  Alla luce di ciò è sicuramente da salutare con favore una iniziativa come quella di Padova che mi pare voglia proporsi con un approccio innovativo